Immagini di vita, scene surrealiste, campi lunghi … nel libro, Lucio Governa sembra volersi perdere in una Parigi che però già conosce …
Nelle sue immagini sembra cercare qualcosa che lo trascini in un mondo surreale, fantastico e lontano dalla quotidianità.
Non è facile … Parigi è qui, noi siamo Parigi e Lucio lo sa benissimo.
Nella sua immagine del corvo vicino alle lapidi del cimitero c’è tutta la poesia di una nostalgia mai abbandonata, di ricordi mai perduti.
Esattamente come nell’immagine della vecchia vicino la finestra del bistrot, che raccoglie le briciole del tempo rimasto, le sedie vuote aspettano qualcuno che sappia osservare la poesia, quella di una vita ormai divenuta inafferrabile, se non agli occhi di chi desidera fermarsi attentamente a guardare e fissare lo scorrere veloce del tempo.
Questo libro non rappresenta solo una scatola di ricordi misti a sensazioni che l’autore ha voluto condividere con i suoi lettori, ma rappresenta soprattutto: impressioni, emozioni, evocazioni regalate a chi oramai non è più in grado di cogliere poesia nelle quotidianità delle piccole - grandi cose della vita.
Mi sento di concludere questa recensione con una citazione del saggista francese Jean Cocteau, poeta molto caro a Lucio Governa: “Come artista, un uomo non può avere casa in Europa tranne che a Parigi.”.
(Jean Cocteau)
Silvio Mencarelli / Fotografo / Docente FIAF